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Ecco le strade e le piazze della Piacenza antica
Ecco uno studio di Stefano Pronti sulle strade e le piazze di Piacenza. E' un lavoro di straordinaria importanza che ha richiesto molto tempo per essere composto, disponendo di una massa notevole di dati sparsi e diversificati. Pronti ha dovuto trovare un filo conduttore e creare una retrospettiva urbana. E' comunque un viaggio affascinante verso la forma antica della città e innumerevoli azioni dei suoi abitanti. La ricerca dei documenti nel fondo Congregazione sopra l'Ornato dell'Archivio di Stato di Piacenza è stata condotta insieme a Susanna Pighi, che ha ottenuto esiti, come sempre, ottimali.
di STEFANO PRONTI
Le strade
La selciatura delle strade della città era un compito e una cura costante della Congregazione sopra la Politica e l'Ornato, istituita da Pier Luigi Farnese. Da una prima ricognizione risulta che la selciatura di tutte lestrade fu deliberata negli anni 1581, 1610, 1617, 1642, 1662, 1682 secondo capitolati prestabiliti che riguardavano la scelta e la disposizione dei materiali, i livelli, il rivestimento delle fasce laterali e delle aree frontali alla facciata di alcuni edifici importanti. *
La più lontana disposizione è contenuta nel Proclama del 5 giugno 1581, "ut saligentur strate et q. a fornasarios", che inizia così:
"Per essere mente di sua Ex. tia Ill. ma che tutte le strade di questa Città di Piac. a siano raccomodate con li soi salegati così di quadrelli como di sassi e, particolarmente dove sono rotti et fracassati in buona maniera et ove, malamente anco alcuni si possino caminar, (...) si fa pubblica crida e bando per cui entro 25 giorni devono accomodare salegati delle strade tanto quanto tiene e capise il fronte delle loro case così quelli di quadrelli quanto quelli de sassi o, codeni et in buona maniera et nel modo et disegno che gli sarà dato da M. s Alessandro Bolzoni inginiere di essa politica".
Il rivestimento era dunque formato da "quadrelli", cioè mattoni ben cotti e lisci, e da sassi di fiume; ma una parte di strade tuttavia era rimasta priva di interventi, per cui un Ordine del Governatore obbliga i confinanti della strada da S. Pietro a Porta Fodesta di selciare di nuovo tutto il tratto recuperando i due terzi dei sassi "dalli salegati vecchi che si rancaranno" e completando con nuovi, che "non siano minor di uno pugno in grossezza ne maggiori de doi pugni, et per la longhezza siano once 4 in c. a" (1 oncia = cm 3,9).
Ma il 30 maggio 1586 gli interventi da parte dei privati interessati non erano ancora stati completati, il che portò alla emanazione dei Capitoli per le strade, che disponevano:
- di cavare i vecchi di sassi e quadrelli;
- di selciare di nuovo le strade di "quadrelli quanto de sassi" secondo le indicazioni del Bolzoni, Ingegnere pubblico, in modo che "i sassi o codani che siano ben assettati et accomodati in piedi battuti, et matepianati col pistone o trusso di po' che saranno posti in opera regolando il piano d'esse strade tanto per il traverso quanto per il largo, (...) et detti salegati gli habbino a porre di sopra sabbia, et terra";
- di "porgli sotto calcinazzo o altro... ben battuto o pistato avanti si ponga il codano", dove occorra alzare per non lasciare abbassamenti, oppure di togliere il sottofondo dove occorre abbassare;
- di servirsi di pietre vecchie e quadrelli idonei non meno di lunghezza once 4;
- di portare in loco quadrelli e sassi da parte dei padroni delle case per selciare davanti alle loro case;
- di "levare i poggioli a porte e usci e altro porli a giusto piano";
- di chiudere le bocche dei secchiai e altre bruttezze.
Per tutto il Seicento queste disposizioni rimangono vigenti attraverso Gride, che ne ripetono i contenuti con premesse diverse, riferite al duca regnante o al governatore del momento, e con parole simili, per cui le disposizioni prendevano sempre vigore dall'ultima Grida, non dalle precedenti, prestandosi a creare cavilli giuridici per i numerosi Azzeccagarbugli.
Analoghe modalità sono richiamate dai Capituli del 1° maggio 1610, con cui si appaltava la selciatura di tutte le strade della Città. Essi indicano anche di porre i sassi a "scanapeso" e i quadrelli in una fascia proporzionata alla larghezza della strada. Un ulteriore intervento fu richiesto il 4 aprile 1612 con un apposita "Crida per le strade", con la quale si comandava accomodare entro 15 giorni il selciato di sassi e quadrelli davanti alle case in previsione dell'arrivo dei Duchi in città.
Il 9 maggio 1617 i lavori di selciatura delle strade della città sono affidati a maestri provenienti da Gragna, nel ducato del Piemonte, a 28 soldi imperiali per "zitta [gettata = mq 7,94] di sassi come di quadrelli".
Ancora l'8 maggio 1662 esce la Grida per l'accomodamento delle strade della città di Piacenza, dal momento che le strade sono guaste e rotte, e, per rendere efficiente il rilevamento delle condizioni e l'attribuzione delle responsabilità degli interventi, gli "Ill. mi SS. ri Edili dell'Ill. mo Uff. o della Politica" suddividono la città in cinque Quartieri, affidandoli a coloro che erano proprietari di più edifici: Barattieri, Scotti, Paveri Fontana, Anguissola e Marazzani.
L'ultima disposizione dell'arco seicentesco è del 15 giugno 1682, un'altra Grida per l'accomodamento delle strade per la Città di Piacenza, con cui si ordina che ciascuno entro 10 gg. abbia preparato pietre "quadrelli fregni, e ben cotti, giarra e giaretta minuta e sabbia e altro necessario per salegare le strade davanti le Case (...) di buoni quadrelli fregni a schiena di pesce, sotto le gronde delle loro Case, e di sassi d'avanti (...) non alterando il livello vecchio (...) per Ludovico Bigliuti, e Compagni Soleghini del luogo di Biella. " I residenti dovevano cioè procurare i materiali per la sistemazione delle strade su cui si affacciava la loro casa; in altri casi pagavano una quota per il tratto di strada di competenza.
Nel corso del Settecento la tipologia degli interventi è analoga alla precedente ed essi si ritrovano negli anni 1727, 1729, 1730, 1732, 1733, 1737, 1738, 1739, 1740 (con elenco strade selciate e zittà selciate) 1741, 1744, 1745, 1747, 1748, 1749, 1750, 1751, 1752, 1753, 1754, con indicazioni delle numerosissime vie selciate e con nominativi e spesa che ciascun proprietario di case deve pagare.
Passando all'Ottocento cominciano le novità tipologiche dell'introduzione delle pietre nei marciapiedi e nella denominazione di pavé, un francesismo usato dal Maire Calciati nell'Avis del 28 febbraio 1810 sul rifacimento del selciato nelle vie città.
Un documento del 1822 (Stato nominativo dei Proprietari frontisti alla Strada Sant'Antonino li cui Marciapiedi abbisognano di essere ricostrutti e poste le ferriate di Cantona a norma dei vigenti Regolamenti) ripete per diversi frontisti le disposizioni di "Ricostruire il marciapiede a lastre di Pietra o in quadrelli inferigni in calce sotto la pendenza di mezza oncia per breccia e porre le ferriate di Cantina verticale al muro oppure non potendosi porle in tal luogo sostituirle d'altrettante a lastre di ferro ben robuste lavorate a resega di dieci spazi a parti o intervalli tra l'una l'altra".
I marciapiedi
Prima dell'Ottocento non si può certo parlare di marciapiedi nel senso di un ripiano rialzato rispetto al fondo stradale con un cordolo di pietra a bordura per impedire l'accesso alle ruote di carri e carrozze, ma senza dubbio di fasce per il calpestio, che dovevano essere di quadrelli forti di buona cottura e levigati, lisci, per cui la suola di cuoio della scarpa anche leggera non doveva far soffrire il piede. Si dice nel Proclama del 5 giugno 1581 "che cadauno fornasare che facci quadrelli da vendere circa la città, o soi suburbi, overo corpi santi habbi da tener separate dalli altri tutti li quadrelli ferrigni, o troppo cotti quali gli occorerà cavare dalle loro fornaci"; cioè i mattoni per la selciatura erano più forti per impurità ferrose (ferrigni, poi nel sec. XIX inferigni) e per la maggior cottura e dovevano essere consegnati dai formaciai solo per l'uso stradale.
Ci sono molte citazioni che descrivono queste fasce da marciapiede, larghe da due a quattro braccia (metri uno o meno di due) a seconda della larghezza della strada. La prima apparizione è in un documento del 18 settembre 1564, sul raddrizzamento della strada da S. Vincenzo a S. Siro, per cui il mastro incaricato è "obligato salegar la strada per tanto come importa detto muro et sino alla confina del detto m. s franc. o della volta et detto suollo va di sassi excepto o drietto al muro, che si farà di novo che va solatto di quadrelli frigni a spina pesso di largeza b. a tre". La suolatura a quadrelli ben fregati e disposti a spinapesce era di tre braccia di larghezza (1 braccio = 47 cm) lungo il muro delle case.
Nei casi di suolatura delle parti antistanti le facciate delle case l'area doveva essere di 4 braccia (quasi due metri); sotto la loggia di piazza Borgo e sul davanti ad essa Alessandro Imola aveva dovuto "salegare di quadrelli fregni in cortello sotto la logia del borgo tanto quanto tiene il fronte della casa", cioè posare i mattoni a coltello e non a spinapesce (26 novembre 1594).
Si dà anche il caso in cui i frontisti si rifiutino di pagare una selciatura maggiore di quella prevista, come un certo Mangano e altri vicini gravati a pagare nel 1582 il selciato "di quadrelli fatto avanti le loro case qualle è di br. 8 in c. a di larghezza, non essendo il sollito in questa Mag. ca città di Piac. a per li patroni delle case di sallegare avanti le loro case salvo che tanto quanto tiene la fronte, e al più per spatio di b. 3".
Un'altra Crida sopra le strade, et fabriche della Città di Piacenza (manoscritta) del 1595 disponeva di sgomberare entro 15 giorni legna, letame e altro per impedire la rottura dei salegati; peraltro in essa si lamentava il fatto che "gli salegati de quadrelli vengono continuamente rovinati da carattieri, barozzieri et carocchieri quali non si contentano d'andar sopra gli salegati de sassi per ciò gli S. ti Ill. ri S. ri fanno sapere, et commandano, a cadauno carattiero, barotero, et carocchiero, che per l'avenire non habbi ardire d'andare con tai stromenti sopra gli salegati de quadrelli quando però che per l'incontrarsi l'uno l'altro o per altro impedimento per la strettezza della strada. " Dunque i marciapiedi in mattoni venivano rovinati dal passaggio delle ruote ferrate dei carri e delle carrozze, che potevano andare sui mattoni solo per necessità quando incrociavano un altro mezzo.
Sulla posa dei due differenti rivestimenti in cotto e in mattone la riprova è data dal disegno del 1619 di una sezione della Strada di Borghetto, che presenta i due "salegati": quello della strada e quello sui due lati in quadrelli di circa 3 Braccia; è citata la Casa del Caramosino di fronte al ponte sul Canale Fodesta.
Il 5 marzo 1683 un Avviso, riferendosi alle strade cittadine e preannunciando la selciatura della Strada Levata (Via Taverna), ribadiva l'uso "di buoni quadrelli fregni à schena di Pesse" sotto le gronde delle case e di sassi davanti senza alterare il livello vecchio. Nel 1740 in una nota delle strade da sistemare si parla di intervenire "tanto nelli Sentieri di cotto, quanto di Sassi vivi", dove per sentieri (termine solo settecentesco) si intendono le fasce marciapiede laterali.
Il termine marciapiedi comincia a comparire nei documenti verso il 1818, quando il 5 giugno Giuseppe Sormani, chiamato a prendersi cura della Pubblica Passeggiata, si obbliga a pulire tutti i marciapiedi dalle erbe e altro e ad "adacquare" la passeggiata. In periodo francese a partire dal 1808 essa (che nel successivo periodo austriaco diventerà Wauxhal) era chiamata Promenade Publique, per cui era stato varato un progetto di piantumazione di "accacie e carpanelle", malissimo realizzato dall'Impresario, che aveva lasciato morire le piante per non averle innaffiate, nonostante il Comune gli avesse messo a disposizione una "macchinetta" per irrigare, come spiega Lotario Tomba nella sua relazione del 20 agosto 1808.
Una Notificazione del 17 settembre 1818 firmata dal podestà Foresti e controfirmata dal Governatore Bondani si esprime così: "Nel mentre che per le cure del Comune, si sta racconciando il selciato delle Contrade, è pur d'uopo che ne siano riparati i Marciapiedi, i quali trovansi ugualmente in assai cattivo stato. Senza di questo i lavori fatti al selciato non potrebbero avere solidità ne durata. Sono quindi eccitati i proprietari delle Case a fare tosto riattare, siccome è loro obbligo, i corrispondenti marciapiedi. E' racomandato ad ognuno di non dare ai medesimi un sovverchio pendio sempre pericoloso, e specialmente in tempo di pioggia e di ghiacci, siccome anche di mantenerli all'altezza prescritta rispetto al livello del selciato, e la quale non può essere maggiore d'una mezz'oncia [cm 2]. Si veglierà sopra di ciò d'una maniera particolare, e di marciapiedi che fossero troppo alti, o pendenti di troppo dovranno essere rifatti. Nel tempo medesimo si richiama alla memoria delli Abitanti l'ordinanza del 4 Marzo 1817, la quale, fra le altre cose, vietava di far uscire nelle Contrade i condotti de' lavatoj, e prescriveva di rimettere nel primiero stato i marciapiedi, ne' quali vi avessero canaletti, onde dar corso alle lavature; ingiungendosi a chiunque che pur si trovasse in tal caso, di conformarsi senza ritardo al disposto in quell'Ordinanza. Si ha la lusinga di vedere prontamente secondati da ognuno queste premure, dirette a rendere sicura e comoda la circolazione per le contrade di Piacenza".
Una ulteriore precisazione sulla conformazione dei marciapiedi proviene da una relazione dell' Ingegnere dello Stato Francesco Perotta, che nell'aprile dei 1821 scrive al Podestà di Piacenza Portapuglia sullo stato dei selciati e dei marciapiedi in mattoni delle strade; "gli ammattonati sono in cattivo stato, per cui si è arbitrariamente da diversi possidenti frontisti alzato oltre il dovere il marciapiede, o ammattonato, per minorare il difetto di questo". L'anno successivo si ha la presentazione (6 giugno) del nuovo "Regolamento pel buon governo delle strade urbane della città di Piacenza" da parte di Perotta e l'11 ottobre il Podestà emana l'ordinanza con il divieto di "spaccare legna per lestrade", sul marciapiede o selciato, e di fare qualsiasi lavoro che comporti usura o rottura, riprendendo disposizioni del Consigliere di Stato Nasalli del 4 agosto precedente.