Alessandro Bolzoni Architetto dei Farnese Atlante della diocesi di Piacenza 1617
INDICE
I N D I C E
5 Mons. Gianni Ambrosio, Le antiche istituzioni ecclesiastiche della diocesi
7 Corrado Sforza Fogliani, Il territorio e la città, la popolazione e il fisco
9 Stefano Pronti, Un capolavoro ritrovato
11 Chiara Abbate, Introduzione
CAPITOLO I
Alessandro Bolzoni architetto dei Farnese e ingegnere della Comunità
15 I FARNESE DUCHI DI PARMA E PIACENZA DA PIER LUIGI AD ODOARDO
19 IL RUOLO DEL TECNICO DELLA COMUNITÀ E LA COMMISSIONE DI POLITICA E ORNAMENTO. EDILIZIA E URBANISTICA NELLA CITTÀ DI PIACENZA TRA IL XVI E IL XVII SECOLO
23 ALESSANDRO BOLZONI (1547/8-1636) ARCHITETTO DEI FARNESE ED INGEGNERE DELLA COMUNITÀ DI PIACENZA. LA VITA E LE OPERE
25 La formazione presso i Romano, famiglia di periti agrimensori.
27 Gli incarichi come tecnico della Comunità e come architetto della Commissione sulla Politica e Ornamento.
31 Alessandro Bolzoni libero professionista
CAPITOLO II
La cartografia a Piacenza e l’opera di Alessandro Bolzoni
35 LA CARTOGRAFIA A PARMA E PIACENZA NEI SECOLI XVI E XVII
39 Alessandro Bolzoni cartografo
43 L’ATLANTE DELLA DIOCESI DI PIACENZA DI ALESSANDRO BOLZONI
43 Storia e descrizione generale del manoscritto napoletano
46 Struttura del manoscritto e contenuti particolari - Le tre versioni
CAPITOLO III
Il Primo libro sopra la Diocesi di Piacenza
53 Il contenuto del Primo libro della Diocesi di Piacenza
55 Delle Dignità Ecclesiastiche di questa Diocesi di Piacenza
57 La TAVOLA I
71 Le tavole corografiche
CAPITOLO IV
Il Secondo libro sopra le Ville, Castelli, et altri di questo Ducato di Piacenza
75 Il Territorio Piacentino
77 Delli molini, et rivi dentro la citta
79 del disegno in generale de tutte le Acque da Ripalta sino alla Città di Piacenza. La Pianta della città di Piacenza, con indicazione delle vie d’acqua e dei mulini.
83 CONCLUSIONI
Trascrizioni
87 Delle dignità ecclesiastiche di questa diocesi piacentina
93 Delli molini et delli rivi dentro la città
97 Delle strade maestre del Piacentino. Trascrizione carte 51-52.
102 Note
127 Bibliografia
133 LA DIOCESI DI PIACENZA - TAVOLE -
UN CAPOLAVORO RITROVATO
Non fa meraviglia che un documento come questo del Bolzoni, di enorme importanza sulla storia di Piacenza, si trovi a Napoli, perché là sono migrati nel 1736 i patrimoni artistico, archeologico e documentario dei Farnese al seguito del duca-re Carlo di Borbone, primogenito di Elisabetta Farnese, moglie di Filippo V di Spagna. L’opportunità di pubblicarne il presente studio è nata dal contatto che Chiara Abbate ebbe con lo scrivente per ottenere un contributo da inserire nella miscellanea di saggi Dai Farnese ai Borbone, Famiglie Europee – Costruire Stati (Edizioni del Grifo, Napoli, 2007); fu in quel frangente che venni a conoscenza del suo studio sul manoscritto del Bolzoni conservato presso la Biblioteca Nazionale di Napoli intitolato La Diocesi di Piacenza (1617-1620), che è la splendida versione per il duca, tanto inedita quanto sorprendente per la vastità dei contenuti topografici, cartografici, demografici, produttivi e sociali nella realtà di Piacenza dei primi del Seicento; la denominazione riguarda l’unica configurazione giuridica esistente, cioè la diocesi di antica costituzione (con estensioni a sud nell’attuale parmense, a nord in terra lombarda con i feudi Scotti e Landi e anche a ovest con Broni e Casteggio, assorbiti poi nel regno sabaudo dal confine della Bardonezza), che corrispondeva sostanzialmente con il recentissimo stato farnesiano. Era ben noto che presso la Biblioteca Passerini-Landi di Piacenza si conservano altre due versioni manoscritte dello stesso Atlante (Ms. Pallastrelli 60 del 1615 e Ms. Comunale 50 del 1625), ma esse sono incomplete rispetto a questo napoletano.
Dopo una iniziale cornice storica sull’operato dei primi cinque duchi, viene rimarcata la funzione della Commissione di Politica e Ornato, istituita da Pier Luigi per regolare la crescita e la trasformazione della città (intesa come polis) nonché il suo decoro (ornato nel senso di abbellimento estetico). In questo senso l’evoluzione della città secondo l’idea della nuova forma urbis nell’impianto medioevale ristretto e chiuso comincia a manifestarsi appena dopo il difficoltoso consolidamento del potere farnesiano. Proprio questo stesso ricco fondo documentario presso l’Archivio di Stato di Piacenza ha contribuito in modo sostanziale a far riaffiorare la storia della città e i palazzi sei-settecenteschi, che oggi ne sono un elemento distintivo.
Con quest’opera di Alessandro Bolzoni Piacenza si mette in piena evidenza nella nascita, nel secondo Cinquecento, della cartografia italiana, strumento di conoscenza degli stati italiani con le finalità della definizione dei confini, del controllo politico e militare e della proiezione statistica del prelievo fiscale strettamente collegato alla demografia. A questo proposito l’Autrice elenca le non frequenti rappresentazioni della città di Piacenza, che partono probabilmente proprio dalla pianta del Bolzoni: il celebre dipinto in sovraporta della sala d’Ercole del palazzo Farnese di Caprarola del 1573 (tradizionalmente attribuita al Vignola), la veduta della città nella Madonna e Cristo intercedenti del Malosso del 1603, l’affresco della Galleria Vaticana delle carte geografiche, opera del geografo domenicano Ignazio Danti (1585), la pianta allegata in La Vita di S. Rocco stampata a Venezia nel 1576, le piante prospettiche intitolate La nobilissima città di Piacenza, di Hendrik van Schoel e di Matteo Florimi e tutte quelle successive catalogate da Felice da Mareto, che si ricopiano vicendevolmente. In questa panoramica spiccano le produzioni cartografiche del parmense Smeraldo Smeraldi (1553-1634) e dei due piacentini Alessandro Bolzoni e suo fratello Paolo, che disegnò anche una topografia raffigurante il corso del Po con tutto il territorio piacentino (1587-1588) su incarico di Ranuccio I Farnese per dimostrare i diritti d’acque di Piacenza (pesca, transito, navigazione, pedaggio).
Si passa poi a richiamare il percorso formativo di Alessandro Bolzoni nell’ambito dell’agrimensura, dovuto alla frequentazione della bottega dei Romano, una famiglia di pubblici agrimensori, che gli consentì di entrare direttamente nel campo operativo e nell’ambiente della corte ducale; egli rimase poi al servizio del duca per oltre trent’anni. Già nel 1602 realizzò un Disegno dell’acqua di Trebbia, ma il suo capolavoro è proprio questo La Diocesi di Piacenza e Sopra le ville, castelli et altri di questo ducato di Piacenza (1617), redatto in tre diverse versioni tra il 1615 ed il 1625, di cui la prima e la terza conservate nella Biblioteca Comunale Passerini Landi di Piacenza, come si è accennato sopra. Quella esaminata dall’Autrice è il codice intitolato La diocesi di Piacenza e dedicato al cardinale Odoardo Farnese residente a Roma, a Ranuccio I, duca di Parma e Piacenza, e all’arcivescovo di Piacenza Giovanni Linati; è registrato come Ms. XII D 65 presso la Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli, raccolta farnesiana.
Il codice è un manoscritto in folio di novanta carte numerate, è rilegato in pelle cordovana rossa impressa con fregi dorati e si suddivide in due libri: nel primo, Sopra la diocesi di Piacenza, si descrivono i confini della Diocesi, i ventotto vicariati che la compongono e le chiese della città; nel secondo, Sopra le ville, castelli et altri di questo ducato di Piacenza, si descrive il territorio, cioè strade, castelli, chiese, ville, monti, fiumi, porti e mulini. E’ un’opera di eccezionale importanza per la completezza dei dati e per i dettagli della rappresentazione cartografica a china e acquarello. Le due piante della città e le tredici carte corografiche sono accompagnate da accuratissime notazioni, che riportano tutte le notizie utili alla ricostruzione della realtà abitativa, sociale e produttiva di Piacenza. Il territorio piacentino è trattato con criteri geo-topografici, attesta una toponomastica di notevole valore storico e indica il riparto della tassa dei cavalli morti per tutti i comuni, corrispondente alla stima dell’importanza economica dei luoghi. Sono poi delineati il corso del Trebbia e le sue derivazioni in rivi presso Rivalta, che alimentavano numerosi mulini della città soprattutto per l’attività molitoria nel settore cerealicolo, che sono la prova della straordinaria capacità produttiva piacentina.
Di assoluta rilevanza è anche la parte Delle dignità ecclesiastiche, che elenca in ordine gerarchico le più alte cariche religiose della diocesi del vescovo e degli abati, seguite dalla citazione di badie, monasteri, conventi, chiese e pievi dentro e fuori la città; le chiese della città, con il riferimento a prevosti, canonici e prebendari e con il rispettivo stato delle anime, sono individuate con i numeri delle caselle Nord-Sud ed Est-Ovest nella relativa tavola. E’ un quadro fedele dello smisurato patrimonio ecclesiastico, che si sarebbe ulteriormente accresciuto nei tempi successivi per donazioni e lasciti non sottoposti a tassazioni e favoriti da diffusi privilegi fiscali.
Con grande piacere, dunque, si propone alla scena culturale piacentina questo studio di Chiara Abbate, che va a tracciare una panoramica inedita su Piacenza e offre innumerevoli spunti di riflessione sulla percezione della città e sulla ulteriore disponibilità delle fonti documentarie e bibliografiche consultate; dal suo qualificato ed esterno punto di vista offre anche indicazioni su caratteristiche inedite della città. Inoltre riapre un’ulteriore prospettiva di elevato interesse per la trattatistica architettonica seicentesca: lo studio puntuale e la pubblicazione del trattato Dell’architettura di Alessandro Bolzoni architetto piac.o del Sereniss.o duca di Piacenza, et Parma, sopra il decoro delle fabbriche et strade di Piacenza et ingegnero militare della M. Illustre Communità d’essa Città (BCPc, Ms. Comunale 3, 1610 ca.), che rivela la sua vasta e raffinata cultura e lo ascrive ai tra i maggiori teorici dell’epoca, e la rivisitazione delle sua altre importanti opere.
Ringraziamenti sinceri vanno all’Editore coraggioso, a S. E. il Vescovo di Piacenza e Bobbio e al Presidente della Banca di Piacenza, che hanno voluto condividere questo prezioso risultato.
Stefano Pronti