2012, Dicembre | Le nature morte di Giuseppe Coda Zabbetta

Nella famiglia Coda Zabbetta di Biella la pittura è una ininterrotta tradizione: uno zio, che alla fine dell’Ottocento dipingeva grandi cesti di frutta in trompe-l’oeil al fianco di Lorenzo Delleani nel santuario d’Oropa, un panettiere da parte di padre, che agli inizi secolo disegnava dovunque con carboncino caricature delle persone incontrate, ma soprattutto la madre di Giuseppe, che per diletto dipingeva fiori e frutti per fare regali. Un fratello di Giuseppe ebbe due figlie pure loro disegnatrici, di cui una ha frequentato l’Accademia Albertina, per poi dedicarsi al restauro; un altro nipote Roberto è diventato un pittore di fama internazionale: diplomato a Bologna e poi assistente di Aldo Mondino, brilla ora di luce propria. Anche Giuseppe fin da bambino si dedicò al disegno colorato, perché un indimenticato suo insegnante, un fratello delle Scuole Cristiane, faceva disegnare tutto dal vero con disciplina e tecnica e questa abilità gli rimase per sempre, ora latente ora attiva. La pittura è sempre stata coltivata da Giuseppe Coda Zabbetta compatibilmente con gli altri impegni e con la passione per la bicicletta, ma dagli anni Novanta è diventata la sua attività principale. Approdato a Piacenza, non ha incontrato personalmente i maestri della cosiddetta Scuola del Fantastico, ma ha conosciuto le loro opere, le raccolte della Ricci Oddi, dei Musei in Palazzo Farnese, del Gazzola, che non ha frequentato per non essere condizionato da qualche maestro.

 

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