2010, Agosto | Giuseppe Tirelli

Liberarsi dal pregiudizio, Giuseppe Tirelli

La sua passione è nata a 30 anni mentre era all’Istituto d’Arte “Gazzola” di Piacenza a studiare pittura, che poi gli è servita solo per bozzetti preparatori a tempera su tavola; nel corso di studi del primo anno con Luciana Donà e Carlo Scrocchi mancava la scultura, perché Paolo Perotti era assente, ma poi invece, avendo iniziato con la terracotta, ha prevalso irresistibilmente la scultura. In principio c’era l’attrazione per il fumetto e i suoi personaggi, che richiedono una pittura e un disegno fluido e mordente e che in fondo in fondo hanno lasciato la loro scia narrativa, ma subito più forte è stata l’attrazione verso il modellare e il plasmare con la terracotta, che da la possibilità di poter cambiare con flessibilità verso le soluzioni che avanzano man mano. Pertanto Tirelli ha trascorso due anni con Paolo Perotti e poi ha provato a fare da solo, per non essere coinvolto nello stile del maestro, dal quale poi è sempre difficile uscire. La scelta poetica di fondo è stata quella antropocentrica, per cui ha voluto confrontarsi, evitando di passare per le avanguardie e la visione contemporanea, direttamente con la statuaria classica greca e con quella rinascimentale, Donatello in assoluto e sopra tutti; ma Tirelli ha guardato anche ai busti femminili di Francesco Laurana e alla statuaria canoviana e neoclassica, per trasferire l’effetto perfetto della levigatura del marmo sul bronzo e per dedurne l’austera monumentalità. I modelli dunque non provengono dalla scultura tardoromana o da quella medioevale, ripresa più volte invece dalla scultura contemporanea, compresa quella del suo iniziale maestro. Essendo l’uomo il centro dell’attenzione di Tirelli, il corpo umano è l’oggetto di indagine.

 

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