2011, Aprile | Luigi Perotti e la tavolozza dei marmi

Luigi Perotti, Angelica corre verso la gioia (2010)

Il mosaico è sempre stato ed è tuttora praticato come strumento di addizione di frammenti regolari che insieme, come in un puzzle, compongono un’immagine, contornata da segni marginali solitamente netti; è quindi un’antichissima tecnica che richiede capacità disegnativa, materiali adeguati non facilmente reperibili e soprattutto un procedimento di scelta accurata e di preparazione delle tessere. In questo il termine mosaico rimanda all’etimo originario greco di opera dedicata alle Muse, protettrici delle arti, un ornamento per i loro luoghi di culto. I romani conseguentemente lo chiamarono opus musivum in pietre naturali e lo impiegarono sistematicamente come rivestimento pavimentale per la sua stabilità e la sua resistenza all’acqua; i bizantini esaltarono l’uso parietale del mosaico con lamine d’oro nelle basiliche per celebrare il Pantocratore e i personaggi divinizzati fino ai sublimi esempi ravennati. In età medioevale, nei secoli XI e XII, si incontrano alcuni grandi esempi di mosaico pavimentale (dalla piacentina San Savino a San Colombano di Bobbio alla cattedrale di Otranto), poi il mosaico resistette solo a Venezia con il ricorso alle tessere di vetro colorato, in cui i muranesi erano onnipotenti. Intanto l’affresco, la tempera su tavola e l’olio su tela presero progressivamente posto in tutte le rappresentazioni e le decorazioni artistiche e il mosaico fu confinato a reperto archeologico. Rispuntò nei decenni del Liberty e dell’Art Déco, che rivitalizzarono tutte le arti, e poi ritornò ancora e finora in disparte. Luigi Perotti, nato tra scultori e marmi, dopo una formazione artistica di prim’ordine perfezionata con l’Accademia di Brera, ha adottato il mosaico come forma espressiva e non decorativa e ne ha creato, come dice lui, dei quadri, cioè tavole di marmo artistiche vere e proprie, emancipate da qualsiasi funzione decorativa. Ha riscattato il mosaico dalla sua condizione di inferiorità caricandolo di valori artistici: la forma dinamica come immagine fantastica, la policromia come emozione, il rilievo delle pietre rare ed esotiche come scintillio luminoso. Il suo mosaico è l’opposto del mosaico imparato nelle scuole e nei laboratori di restauro, perchè è sostenuto da una passione comunicativa irrefrenabile e su di esso egli riversa la sua sensibilità artistica. Alcune opere recenti indicano già le diverse impostazioni prospettiche e cromatiche, contraddistinte dalla raffinatezza estetica raggiunta attraverso la combinazione sapiente delle proprietà e del fascino delle varie pietre dure e dei marmi. Ad esempio l’atmosfera distesa del Giardino, con la scena scalata su diversi piani vialetto-poltrona-alberobalaustra, è ottenuta con una sinfonia di verdi giada e di marroni, in cui sono incastonati alcuni luminosi quarzi bianchi nella donnina che legge, nella balaustra e nei fiori disseminati nel primo piano; c’è una ricerca di tonalità equilibrata pur con l’esibizione di rossi magnifici di diaspro e la presenza dell’onice, che crea con il suo colore scuro la profondità del fondo.

 

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