2010, Dicembre | Pierangelo Tronconi

Pierangelo Tronconi, Le maschere rendono omaggio all’autoritratto di James Ensor, olio (1994)

Pierangelo Tronconi è un artista raro e prezioso, con oltre cinquant’anni di attività, e ha operato a lungo sia in ambito piacentino e parmense sia in ambito lombardo, condividendo soprattutto con gli artisti piacentini (Foppiani, Spazzali, Cinello e i loro seguaci) la vivacità, il non allineamento alle tendenze delle ultime ore, l’entusiasmo per la pittura. Egli si può annoverare alla non larga cerchia della Nuova Figurazione, sorta negli anni Cinquanta come spartiacque tra il Realismo oleografico e retorico, tipica accademia imposta dai regimi totalitari per autoesaltazione e per demagogia, e l’Informale, che attuava la deflagrazione della forma tradizionale in nome di un’interiorità e che generò, tra l’altro, una serie di mostri e mostriciattoli, tuttora circolanti. Fu messo in discussione anche chi, come Renato Guttuso, era figurativo senza introdurre cariche interiori e si appoggiava a una realtà vagheggiata o folklorica. Tronconi ha scelto un realismo di indirizzo sociale e di contenuto esistenziale, per cui il veemente pensiero interiore si scarica sulla figurazione deformandola, incidendo sui contorni del corpo con tinte forti, distoniche, talvolta acide. Solmi e De Micheli hanno gettato le basi critiche sulla sua opera negli anni Sessanta vedendo, nel ricorso all’espressionismo “con scarti al limite del surreale” e nella passione morale, l’affermazione del suo senso di libertà e della sua insofferenza per le contraddizioni palesi della vita quotidiana e urbana. Forse egli ha avuto presente l’inglese Francis Bacon, che però si affidava al piacere sadico di rovinare e corrodere la figura naturale; è però più rapportabile agli espressionisti tedeschi (Munch, Schiele, Kirchner), dove la visione intima e il senso esistenziale si sovrappongono alla visione naturale e la corrodono, la tormentano per esprimere il proprio io. Ma è per il belga James Ensor che Tronconi ha una particolare attenzione, perché insinua nelle sue figurazioni di gente e di popolo una distorsione simbolista, dove le maschere, i sorrisi sguaiati e i ridondanti trucchi al viso mettono a nudo la commedia umana, il gioco delle parti, la sconcertante infelicità dissimulata dai volti sorridenti.

 

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