2010, Dicembre | Galleria Mazzoni

Franco Francese, Grano, olio su tela (1958)

Per diventare un gallerista occorrono alcune doti e qualche opportunità. Le doti richieste sono una forte passione per l’arte, la capacità di individuare le diversità delle espressioni artistiche e le relative motivazioni, una certa intuizione per scegliere tra le opere disponibili quelle che rappresentano meglio le caratteristiche dell’artista e insieme le esigenze del pubblico potenziale. Oltre a questi elementi il gallerista deve coltivare una specie di senso di collezionismo e di mecenatismo, che coniugati devono saper dare un risultato critico ed economico soddisfacente. Gallerista quindi non si nasce ma si diventa; egli si dà un progetto ed è animato da una sua filosofia. Enrico Mazzoni è un vero gallerista, perché ha le doti richieste e ha seguito le opportunità incontrate. Dopo una formazione tecnica accurata scopre una insorgente attrazione verso l’arte, la pittura in particolare, frequentando gli artisti piacentini e partecipando alle loro conversazioni al caffè Leon d’Oro, nei pressi di Piazza Cavalli a Piacenza; c’erano tutti i migliori della nuova generazione: Gustavo Foppiani, Lodovico Mosconi, Carlo Berté, Romano Tagliaferri, Giancarlo Braghieri, Cinello Losi, Armodio. Lì incontrò anche mordaci critici come Nello Bagarotti e Mario Ghilardi. Questo avveniva tra gli anni Sessanta e Settanta, quando il giovane Mazzoni cominciava anche i suoi giri a Milano, Bologna, Torino e Roma per vedere mostre e incontrare artisti come Fontana, Scanavino, Cassinari, Turcato, Crippa, Dangelo, Afro, Burri, Vedova, Morlotti, Novelli, Baj, Rotella, Santomaso, Schifano.

 

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