2010, Aprile | Un gioiello ritrovato: la chiesa dei Teatini

Presbiterio della chiesa dei Teatini a Piacenza

Finalmente possiamo rallegrarci per il recupero e la restituzione ai piacentini della meravigliosa chiesa dei Teatini.

La salvezza

Ci sono voluti il sindaco di Piacenza e il Maestro Riccardo Muti, fondatore e direttore dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, per far ritornare la chiesa teatina di S. Vincenzo di Piacenza al suo storico splendore. La chiesa di S. Vincenzo, acquistata dal Comune di Piacenza nel 1976, era stata adibita a magazzino del Teatro Municipale, dove iniziarono radicali restauri proprio in quell’anno, poi rimase un luogo di deposito di ogni tipo di materiale, fino a diventare malsano per le infiltrazioni di sporco, di sterco e di umidità da tutte le pareti dal pavimento e dalle volte. Negli ultimi anni entrare e avere uno svenimento per le condizioni disperate era molto facile: la pellicola degli affreschi si stava sollevando dovunque, il pavimento era uno strato di muffe, i legni iniziavano a marcire, ma negli anni Ottanta erano stati salvati i dipinti, prima collocati nella chiesa. Dopo aver sistemato il tetto qualche anno fa, il Comune prese la grande decisione: risanare e restaurare la chiesa per renderla un luogo per prove e concerti dell’Orchestra Cherubini, avvalendosi di fondi comunali e ministeriali; un restauro meticoloso, eccellente nei risultati sia nelle pitture murali sia nelle strutture architettoniche sia negli impianti tecnologici e audiofonici. I lavori in tre lotti sono stati eseguiti da manodopera quasi tutta piacentina altamente specializzata nelle varie categorie di restauro, un settore per fortuna fecondo e vitale; tra i restauratori Alesssandra D’Elia, che ha nel curriculum per gli affreschi e la pietra il Palazzo Farnese, il Duomo, il Collegio Morigi, le chiese di S. Sisto, S. Cristoforo e dei SS. Nazzaro e Celso, il Palazzo Malvicini Fontana, il Teatro Verdi di Fiorenzuola. A Marco Petrali invece il merito della rigenerazione dei legni dei portali e della cantoria, che giocano un ruolo non secondario nello splendore della fabbrica di S. Vincenzo. Oggi è una meraviglia entrarvi, un piacere senza fine stare in poltrona e girare gli occhi su questo universo dipinto, un godimento intenso ascoltare la musica dal vivo. Si era giunti sull’orlo del precipizio, che ha inghiottito molte chiese e conventi, molti beni culturali, che in Italia abbondano sempre. Ma il miracolo è stato compiuto. Cinque anni fa su Panorama Musei era stata classificata “patata bollente”, ora è diventata un tesoro riaperto.

 

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