2004, Aprile | L’orto a ciclo continuo nel secolo XVI

Quirijn Gerritz Van Brekelenkam, Uomo che si versa da bere. (Musei di Palazzo Farnese)

Gli archivi e i libri antichi sono pieni di riferimenti alla cultura materiale, tra cui l’arte culinaria e tutto il contorno che la grande storia non prende mai in considerazione. Per questo aumenta la curiosità verso la vita quotidiana, i modi di essere, i gusti e le tradizioni. Prima di iniziare un breve viaggio all’indietro, ci sembra utile partire dagli elementi base, cioè le forniture naturali quotidiane, che entravano in casa e nella pentola. Vedremo allora l’orto, il frutteto e gli animali allevati nelle case dei benestanti. Giuseppe Falcone, carmelitano, era un servitore devoto di Bernardino Mandelli, conte di Caorso, a cui dedica il suo libro La nuova, vaga, et dilettevole villa, pubblicata a Pavia nel 1597. Descrive l’orto, una risorsa di produzione continua indispensabile, di cui oggi si è perduto il concetto di valore e di utilità: i negozi e i supermercati vendono tutti i prodotti in tutti i periodi dell’anno, senza distinzione di stagione, prendendo dalle serre e da altri emisferi terrestri per rapidità di trasporto.

 

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