2004, Agosto | Il più antico codice della Commedia è piacentino

Il manoscritto più antico della Commedia di Dante è il Codice Landiano 190 della Biblioteca Passerini-Landi di Piacenza, come si ricava dall’explicit del cantico del Paradiso: “Da me Antonio da Fermo a richiesta e istanza del Magnifico ed Egregio signore Beccario Beccaria di Pavia… milite imperiale e dottore delle leggi, podestà della città e distretto di Genova, anno 1336”. Il suo committente Beccario Beccaria ricoprì la carica podestarile in molte città (Monza, Savona, Milano, Bergamo, Lucca, Vercelli, Mantova e Genova) e fu cultore delle lettere latine e volgari; nel 1352 era ancora in vita. Di lui viene ricordato dal Muratori anche il possesso di un codice di Seneca, nel quale erano scritte le note professionali e biografiche del giurista, sopra richiamate. Egli aveva forse al suo seguito, nelle numerose residenze podestarili, alcuni amanuensi di professione ai quali commissionava la trascrizione di testi di suo diretto interesse culturale. Del copista Antonio da Fermo nulla si sa, se non che fosse probabilmente entrato al servizio del Beccaria durante il suo capitanato a Fermo. Il codice (mm 352 x 250) si compone di centodieci carte, scritte a due colonne di quarantadue righe fino alla sedicesima, e di trentasei righe per il rimanente. Le iniziali dei Canti sono rosse e azzurre, alternatamente; quelle delle terzine sono nere fuori margine con una pennellata di giallo; le grandi iniziali delle Cantiche non vennero eseguite e di esse rimane lo spazio per l’inserimento della miniatura, che non fu eseguita; le rubriche dei Canti sono in rosso.

 

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